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Quale reale futuro per l'OCCUPAZIONE?

FABIO da MATERA ci scrive: spesso sono sconsolato nel mio lavoro di Orientatore, soprattutto perchè mi trovo in un territorio in cui la ricollocazione è difficile e sembra che tutto quello che si fa con gli utenti, poi tanto non porti a nulla di fatto...


POLARIS risponde: capisco il tuo sconforto Fabio e capisco quanto sia difficile sostenere e motivare i propri utenti in un percorso che rischia di diventare una lotta contro i mulini a vento.


Io spesso mi trovo a interagire con persone che sono abituate a valutare esclusivamente determinati settori di occupazione e certi ruoli, tantissimi mi dicono che vogliono lavorare nella "Metalmeccanica"; perchè per tanti anni questo ambito ha effettivamente creato opportunità e posti di lavoro.

Questo è solo un esempio di contesti o lavori che siamo portati a cercare perchè ci sono sempre stati o perchè pensiamo che sia difficile trovarne altri.


Eppure il mondo sta cambiando.

E non solo il mondo del lavoro.


Dunque io credo che ci si debba abituare a cercare non più solo quello è sempre stato, ma quello che potrebbe essere, anche se non è a portata di mano.


Cosa vuol dire in concreto nella ricerca di nuove opportunità? E cosa significa per noi Orientatori?

Che dobbiamo/possiamo educare a un nuovo senso di imprenditorialità; parto dal verbo educere, che significa "tirare fuori" e imprenditorialità nel senso di proattività a esprimere se stessi verso possibili nuove strade.


Molti lavori andranno ad esaurirsi, molti settori merceologici sono già in crisi da tempo, molti territori hanno difficoltà nell'offrire opportunità.

Il contributo più efficace - e certamente sfidante - che possiamo dare come professionisti è aiutare le persone che incontriamo a "guardare oltre": a non fermarsi a quello che è stato ma a cercare il nuovo, nuove strade, nuove occasioni, nuovi lavori per valorizzare proprio quei territori che sembrano non poter dare nulla.


Fantascienza?



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