È capitato ad ognuno di noi, almeno una volta, di trovarsi risucchiati in un contesto che non ci rappresenta più, lavorativo o affettivo che sia, in cui non siamo più guidati dalla passione, dalla certezza di essere esattamente dove vorremo essere. Proprio non comprendiamo, come ciò che sino a poco tempo prima, ci aveva stimolato, ora appare come un risucchio energetico e motivo di demotivazione.
In questo turbinio di emozioni, cerchiamo una risposta logica a tutti i costi, razionale, ed invece ci vengono a trovare la rabbia, la tristezza, e noi scalpitiamo per mandarle via. Eppure, emozioni come la tristezza e la rabbia, sono portatrici di ciò che più risiede nel nostro nucleo interiore, e che vuole essere ascoltato.
Quando ci allontaniamo da ciò che ci caratterizza, da ciò che ci appassiona, non è all’esterno che dobbiamo rivolgere lo sguardo. Non è colpa di un capo che non ci capisce, della moglie che ci ha lasciato, dell’amico che non ci ascolta. Ci stiamo dimenticando di noi, della nostra centralità, di ascoltare, e di realizzare, noi, e solo noi, i nostri attuali bisogni.
Questi ultimi cambiano, esattamente come cambiamo noi, ogni giorno. La Elisa a cui ho dato la buonanotte ieri sera, non è la stessa a cui do stamani il buongiorno. Il lamento su cosa ci infastidisce, cronicizza il problema, ci troviamo a rivolgerci parole piene di critiche, auto sabotanti, poiché non troviamo il modo di uscire da questo momento di difficoltà.
Proviamo a chiederci: cosa ci viene facile fare? Il benessere non nasce dallo sforzo, dall’ostinazione che tutto, deve andare secondo i nostri schemi mentali, secondo quel personaggio che ci siamo creati nella nostra mente e che non accettiamo sia nella realtà diverso.
Lasciarsi guidare dal nuovo, significa aprirsi alla possibilità di mettersi davvero al centro della propria esistenza, abbandonando quei ruoli e pensieri acquisiti in cui non ci riconosciamo più.
La nostra personale felicità non nasce dall’ostinazione, ma dalla costanza: aggiungere gradualmente, ogni giorno, delle piccole cose nuove, che non siano per forza connesse al nostro lavoro, ma semplicemente al piacere di farle, di viverle ci mette in contatto con la nostra parte più autentica.
Non arrendiamoci al primo giorno di prova. Facciamoci guidare dalle nostre immagini. Oggi voglio disegnare un fiore su una carta colorata? Non ho bisogno di dirlo a nessuno, di commentare a tutti i costi questo mio desiderio, lo faccio e basta. Domani, ho voglia di indossare un abbigliamento diverso dal solito? Lo faccio. Non sto li ad interrogarmi, semplicemente lascio fluire quel mio bisogno. Cerchiamo all’interno della giornata uno spazio che è solo nostro. Compiere un’azione nuova, significa permettere all’azione della
possibilità di raggiungerci, e al rimuginio di non prendere il sopravvento. Un’azione nuova, ha bisogno di uno sguardo nuovo, di una intenzione nuova che la guidi, per apprezzare davvero noi stessi, accettando anche quegli aspetti di noi che non ci piacciono, e che non vanno modificati, ma accolti come parte integrante della nostra unicità.
Comentários