LAVORARE per VIVERE o VIVERE per LAVORARE?
- Paola Castaldelli
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min
Nel giorno della Festa del Lavoro, vorrei condividere alcune riflessioni che credo stiano a cuore a noi Professionisti che di lavoro parliamo tutti i giorni.
Ho anche anticipato un sondaggio in tema su LinkedIn e per chi ha voglia di dire la sua, indico di seguito il link:
Lavorare per vivere!
Credo che risponderemmo tutt* a squarciagola, si ma a quali condizioni?
E' una domanda che mi pongo ogni giorno, a me per prima che parlo spesso di Mission - parola in cui credo molto - ma che è anche spesso dura da sostenere.
Chi mi conosce sa che anni fa ho subito mobbing; chi esercita il mestiere dell'Orientatore o del Formatore (il genere al maschile è per pura comodità) spesso si interfaccia con utenti assai poco "carini"; a volte riceviamo offerte di lavoro con condizioni in cui ci vengono richiesti salti mortali.
Perchè allora lo facciamo?
Che sia questo il lavoro che svolgiamo o qualunque altro, a quali compromessi siamo dispost* a scendere?
Quante volte ci fermiamo per ascoltare quello che vogliamo vivere lavorando e per chiederci quali condizioni siamo dispost* a tollerare?
In termini di mansioni, pagamenti, flessibilità, orari, relazioni?
Perchè questa è una domanda che secondo me occorre farsi prima di lamentarsi di situazioni che non ci piacciono, per sapere se sappiamo quello che vogliamo; ma è anche una domanda che ogni tanto è bene comunque porsi, per guardarci allo specchio è sapere se siamo in linea con quello che facciamo tutti i giorni.
Oggi, 1° Maggio, vorrei condividere questi pensieri, in verità senza dare soluzioni, ma porre domande; una domanda che pongo spesso ultimamente guardando al mio di lavoro e quello delle decine di persone che incontro, dunque: STO VIVENDO PER LAVORARE o STO LAVORANDO PER VIVERE?
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