Spesso nell'Orientamento, che sia Scolastico o Professionale, si parla di convinzioni limitanti. È un concetto che a dirla tutta arriva dal Coaching, per cui si intende quell'insieme di convinzioni conscie e soprattutto inconscie di cui siamo fortemente convinti e sono limitanti perché nella realtà diventano veri e propri ostacoli, in particolar modo per la nostra realizzazione.
"Mi piacerebbe molto ricoprire quel ruolo professionale!
Si, ma ne sarò all'altezza?"
"Come è bravo quel collega a svolgere le sue mansioni.
Io non ci provo neanche, tanto non ci riuscirò mai."
Frasi che arrivano quando meno ce lo aspettiamo, o che di fatto tessono la nostra quotidianità in modo imperante.
Come abbiamo già condiviso durante alcuni incontri di Associazione Polaris dedicati alla Mappa del mondo che si costruisce nel corso della nostra vita, spesso queste frasi del dialogo interno non sono altro che percepiti, rappresentazioni che abbiamo di noi che non sono veritiere.
Compito dell'Orientatore è scovarle per affrontarle assieme alla Persona che ci crede, perché si può aver fatto uno splendido cammino di Orientamento sulla carta...ma se sotto sotto emergono queste frasi, la strada verso il compimento del progetto professionale si fa più ardua.
C'è però una frase molto profonda, che per la mia esperienza è la Regina delle convinzioni limitanti e che riguarda il merito: "Io merito di arrivare al progetto professionale? Merito di realizzarmi? Merito di essere felice?".
Qui la situazione si complica ...
Innanzitutto come faccio a riconoscere se la Persona che sto seguendo sta attraversando una situazione simile?
Probabilmente la riconosco perché mi trovo di fronte a una Persona bloccata: nella compilazione delle tecniche condivise o nella condivisione delle stesse o con difficoltà a proseguire nel percorso senza alcun motivo apparente. Buio!
Una volta compreso che la convinzione limitante c'è ed è presente ma difficile da esplicitare, come si procede?
Con grande delicatezza ed empatia, si scelgono domande mirate che conducano la Persona stessa a rendersi conto che il grande ostacolo sulla via è proprio questo macigno: sono brav*, sono capace, ma non merito!
In questi casi per il professionista è quanto mai utile avere competenze sia di Orientamento che di Coaching ma come detto più volte, il mestiere dell'Orientatore è un lavoro diverso rispetto a quello del Coach; dunque laddove l'Orientatore non sia anche Coach, la cassetta degli attrezzi può essere comunque ricca di strumenti fondamentale per uscire dal loop prefigurato.
L'obiettivo è quello di portare la Persona a lavorare sulla propria Identità più che sulla competenze, sul Valore a prescindere dagli esiti, sulla propria Mission più che sul fare.
Situazione dunque, per la mia esperienza, diffusa e delicata; l'Orientatore dovrebbe avere il background per riconoscere queste dinamiche e attraversarle assieme alla Persona per raggiungere evoluzioni del percorso che - una volta risolte- sono davvero impattanti e di una gratificazione immensa!
Comments