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Immagine del redattoreAlberto Leproni

Lento, costante, inesorabile

Ci sono eventi della vita, inevitabili, che obbligano a fermarsi per fare il punto e riflettere sul quadro generale prima che sul particolare del proprio vissuto. Avrete già capito che mi sto riferendo alla morte di qualcuno di caro o importante. Nel caso specifico, recentemente, ho dovuto “salutare” due persone molto diverse fra loro che però hanno avuto un peso significativo nel percorso di vita e di crescita. Entrambi avevano qualcosa in comune: una grande passione per il loro lavoro e una altrettanto grande per il loro hobby di riferimento. Ciò ha fatto sì che entrambi diventassero dei veri e propri punti di riferimento per la comunità di cui facevano parte al punto dall’essere identificati come dei veri e propri leader. Entrambi avevano infatti “rotto” lo spettro sottile quanto spesso fra l’essere in potenza dei fenomeni e il diventarlo. Credo che molto sia dipeso dal fatto che entrambi credessero profondamente in ciò che facevano nei diversi ambiti della loro vita professionale e privata. È possibile identificare una costante nel loro agire e usarla come chiave interpretativa del successo: erano infatti devoti praticanti del credo del “passo lento, costante, inesorabile” che scaturiva da una pianificazione attenta, quasi maniacale, delle attività fin nei minimi dettagli e nel divertimento che scaturiva dal farlo più che dal risultato finale. Si dice spesso che la differenza fra un lavoro ben fatto e uno eccellente sta nella cura delle finiture, nelle limature finali, in quel tocco in più che non deve per forza condurre alla ridondanza ma alla giustezza. Ecco allora che viene spontaneo farsi una domanda: quanto curo la pianificazione nelle mie attività? Quanta cura presto ai dettagli che possono rivelarsi decisivi? Si sa che anche il piano più perfetto non può azzerare completamente gli imprevisti ma ridurli al massimo al 5%, epperò quante volte ci riusciamo e quante lasciamo fare al caso? La risposta e l’insegnamento della vicenda narrata oggi è tutta qui: per riuscirci occorre un approccio globale analitico, attento, appassionato in una parola: “lento, costante, inesorabile”.

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