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Immagine del redattoreShirin Abbasiasbagh

Leadership e la motivazione

Tra le sfide ardue da affrontare in ogni azienda, c’è la metodologia da intraprendere per la motivazione del personale.


Esistono diverse scuole del pensiero raggruppati grossolanamente in due macrocategorie che distinguono due approcci: la Non Leadership e la Leadership.


Si parla molto di metodologie per applicarle, le loro caratteristiche, le conseguenze, e molto raramente su un punto: Quando un Leader entra in un’organizzazione che ha solo esperimentato il famoso metodo “bastone e carota” e quindi, la Non Leadership, da che punto deve cominciare per arginare la tossicità dell’ambiente in cui si trova e come deve approcciare le persone abituate a tale trattamento?


Il leader deve armarsi di una forza interiore, la propria intelligenza emotiva e molta pazienza visto che ai primissimi confronti, agli occhi di persone abituate al “Non Leader” autoritario potrebbe sembrare molto debole e naive. Lei/Lui sarà il nuovo capo che non conosce la nuova realtà e sa poco di quanto accaduto fino a quel momento e quindi accetta subito ciò che gli viene raccontato. Non è da tutti accettare questo, rimanendo composti e resistere alla tentazione di correre alla reazione istintiva di “beccare” chi gliela sta raccontando. Il Leader deve prepararsi ad affrontare chi ad ogni passo e all’interno dell’organizzare ogni

attività assume un atteggiamento ricattatorio. A volte ad ogni riorganizzazione del team e delle attività, arriva la tempesta delle richieste di riconoscimento con tanto di racconti dettagliati delle attività passate, sforzi richiesti in passato non premiati: un po’ come mettere le mani avanti e sottolineare al Leader appena arrivato che sarebbe meglio comportarsi bene e premiare le persone visti i torti e le ingiustizie del passato.


Ecco la situazione scomoda in cui si trova ogni Leader che prende in mano l’eredità dei “non leader”. Qua non esistono soluzioni facili e nemmeno quelle immediate. Ripeto ancora e sottolineo che l’unica soluzione è avere forza, integrità, pazienza e il tempo a disposizione. Le scelte ponderate, le decisioni ragionate e logiche, poco alla volta “insegneranno” alle persone che atteggiamenti ricattatori e la regola del bastone e carota non funzionano più!


Serve un lasso di tempo significativo a disposizione, durante cui il Leader trova modo e opportunità di affrontare ogni situazione con integrità, con ascolto attivo, con coinvolgimento delle persone, con la loro partecipazione attiva, con comportamento rispettoso che non si scompone in nessun modo e molto altro; questo è il disegno di un percorso lungo e faticoso durante cui l’Azienda deve sostenere il suo Leader per disintossicare la cultura che si è formata negli anni e per crearne una nuova in cui il concetto della motivazione si basa sulla partecipazione e valore di ogni membro del team. Serve creare la nuova attitudine che permette alle persone di ragionare ogni attività, ogni sforzo, oltre al risultato materiale per l’azienda, cosa comporta alla propria persona e la sua crescita? Consapevolezza su ciò che ogni persona ottiene lavorando in una certa maniera e con un certo approccio.


Questo percorso non è facile né veloce e né indolente. Sia il Leader che l’Azienda ne devono avere la consapevolezza, per poterlo percorrere assieme e allo stesso passo.


Quindi, la top management di ogni azienda che vuole voltare la pagina, che vuole implementare un metodo moderno di motivazione per aumentare la performance del suo personale, deve prima di cercare il “Leader” giusto, domandarsi: Io, Azienda, sono consapevole di cosa comporta l’applicazione di questo cambiamento? E poi, Io, Azienda, sono disposta a sostenere il Leader che scelgo in questo percorso lungo e faticoso con costanza e coerenza?

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