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Immagine del redattoreGiorgia Compagno

Kintsugi: l'arte delle cicatrici d'oro

Quante volte è capitato e quanto capita che cada un oggetto, come un vaso e si frantumi in mille pezzi? In questo caso qual è l’azione spontanea che ci viene da fare? Buttare il vaso, convinti del fatto che ormai non serva più a niente essendo rotto. Siamo sicuri che sia proprio così? Un vaso rotto non potrebbe essere riparato ed essere più bello di prima?


La risposta ci arriva da una tecnica giapponese che prende il nome di Kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro”. Il Kintsugi consiste nel riparare il vaso rotto riunendo i cocci con un collante naturale misto a metalli preziosi, di solito oro liquido. L’oro funziona da collante per rimettere e tenere insieme i pezzi rotti dell’oggetto. Alla conclusione del lavoro ogni pezzo riparato diventa unico e irripetibile a causa della casualità con cui si applica la tecnica.


Lo scopo delle riparazioni eseguite con questa tecnica non è quello di nascondere il danno, ma anzi di enfatizzarlo e soprattutto far capire che un oggetto se si rompe non è da buttare, ma potrebbe diventare ancora più bello, unico e prezioso proprio per le crepe che ha.


Il Kintsugi è spesso associato alla resilienza, ovvero la capacità di rialzarsi sempre dopo una caduta. Invece di pensare ad un oggetto, come il vaso, pensiamo proprio a noi stessi. Quante volte nella nostra vita cadiamo, ci feriamo, ci sembra di cadere a pezzi? In questi momenti possiamo trovare modi diversi per reagire: possiamo decidere di arrenderci e di aspettare che la situazione cambi da sola; oppure possiamo trovare la forza dentro di noi, rialzarci e trovare in quella crepa uno stimolo per andare avanti e sentirci meglio, per fare in modo che anche le esperienze difficili e negative che ci hanno ferito possano far crescere il nostro valore di persona e convincerci che sono proprio queste crepe che rendono ognuno di noi unico e prezioso.


Alla fine, se ci pensiamo, un oggetto che non ha imperfezioni vuol dire che è un qualcosa che non ha vissuto davvero e che non ha una propria storia. Dobbiamo cercare di accettare il danno, non possiamo cancellare ciò che è successo e soprattutto disperarsi non cambierà la situazione, se però raccogliamo i pezzi rotti, ci rimbocchiamo le maniche riusciremo a rendere tutto più bello.


Il concetto è: ciò che è rotto non è perduto, ma può rinascere, trovando nuova forma e forza dalle sue imperfezioni e trasformandosi così in qualcosa di molto più bello e prezioso, ma soprattutto in qualcosa di unico.

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