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Immagine del redattoreShirin Abbasiasbagh

Il Vecchio e Il Mare: L'ATTESA

Il Libro inizia con il racconto di un vecchio pescatore che è “salao”: uno sfortunato della peggior specie. Un vecchio pescatore che da ottantaquattro giorni non pesca più nulla.


Di conseguenza vive non solo nella povertà ma anche con l’umiliazione e il giudizio della comunità che si è allontanata per stare alla larga dalla sfortuna. Il vecchio oltretutto e soprattutto vive l’ATTESA. Lui vive ogni giorno in attesa che cambi qualcosa, che quel giorno diventi il giorno in cui riuscirà a pescare un pesce grande. Ogni giorno si alza presto, prende il necessario che ha preparato la sera prima e va al mare. Fa tutto per bene, così se quel giorno dovesse essere il giorno giusto, lui sarebbe preparato ad accogliere il risultato.


Capita a tutti di dover vivere una situazione simile. Quelle situazioni in cui nonostante facciamo tutto a regola d’arte non otteniamo il risultato desiderato. Capita a tutti di dover vivere quei momenti di fare, fare e ancora fare, sotto gli occhi della comunità che ci circonda. Quella comunità che al contrario di ciò che finge, a volte manco finge, non è sempre così benevola. Le persone che ci guardano non sempre tifano per la nostra vittoria. E poi siamo noi lì, in attesa di vedere un risultato per ciò che facciamo, la fatica, il sacrificio. Per vedere il frutto degli anni di lavoro, il sapere accumulato per anni.


Non si sa mai quanto possa durare questo tempo di ATTESA. Quel tempo che al contrario di tutti gli insegnamenti, non si può GESTIRE. Non si può riempire questo tempo con ciò che decidiamo noi, è il tempo dell'attesa che gestisce noi, ci mette alla prova, ci fa subire la sua pesantezza.


Una volta leggevo una citazione che non si sa di chi sia di preciso, che dice che l’intelligenza di ogni persona dipende dal livello di incertezza che è in grado di sopportare.


Ecco, in ATTESA si affronta esattamente questo ed è quando facciamo il possibile e delle volte ci spingiamo anche oltre e verso l’impossibile per noi, senza nessuna certezza di ciò che potremmo ottenere. Può capitare in qualsiasi ambito della vita.


Ci avete mai fatto caso? Avete mai osservato voi stessi o persone intorno a voi e la fragilità di essere umano quando viene sottoposto a questa ATTESA senza un tempo definito? Qualcuno davvero crolla in queste situazioni. C’è qualcuno che va completamente fuori di testa.


Come viviamo questi tempi di attesa, come ci comportiamo nel mentre, quanto rimaniamo integri, coerenti ai nostri valori, è un bel metro per conoscerci e per conoscere chi abbiamo intorno.


Questo articolo finisce qui perché non vuole dare buoni consigli né dritte per come fare. Questo articolo non è stato scritto per dare risposte, non è stato scritto con lo spirito paternale di CHI SA rivolto a chi deve ancora imparare, NO. Questo articolo è solo un invito per riflettere e porsi le domande. Un invito per osservare attimi della vita che viviamo e delle volte con poca consapevolezza e senza porci delle domande vere, quelle scomode che ci fanno saltare fuori le nostre fragilità e/o ferite profonde.

 

*Ho scritto questo articolo grazie ad un episodio di podcast “Radio Rah” preparato e narrato dal Dott. Mojtaba Shakoorirad.

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