Non è l’edizione riveduta e corretta de “il buono, il brutto e il cattivo” di questo blog, ma poco ci manca perché molto si avvicina.
Vi è mai capitato di chiedervi che differenza c’è fra una gioia sana, positiva, autentica e una malata di rivincita, piena di ripicca verso qualcuno per un traguardo raggiunto?
Lo spunto per questa riflessione mi è arrivato da una frase sentita dopo un momento di gioia pazzesca, un’esplosione, liberatoria, di post-tensione e felicità per un traguardo agognato e insperato appena raggiunto a cui è seguito però un “alla faccia di chi diceva…”, che lo ha come dire...“macchiato”.
Quante volte l’abbiamo detto tutti: “Ciappa lì…”, “Tiè”, “Beccati questo!”?
Ma vi siete mai chiesti quanto quelle espressioni dicano di noi e della genuinità dei nostri sentimenti e del nostro modo di vivere?
Dicono molto, tanto, forse persino troppo per chi sa leggere e interpretare le sfumature negli atteggiamenti delle persone. E spesso queste cose nel mondo del lavoro, come nella vita, fanno la differenza. Fra cosa? Fra chi vive per qualcosa e chi sopravvive. Premesso: siamo tutti in balia di umori contrastanti, fra luci ed ombre, ma quelle espressioni di cui sopra non sono sane perché indicano infatti non un traguardo raggiunto, ma una vendetta verso qualcuno. E la vendetta è il miglior regalo che possiamo fare a chi ci vuole male, perché lo riportiamo in vita anziché dimenticarlo, anziché passare oltre. Dire “ce l’ho fatta nonostante quello che hai detto” infatti lascia scoperto il fianco a una facile obiezione: “Hai visto? Ti ho motivato bene…”.
Combattere per qualcosa in cui si crede è ben diverso dal combattere contro qualcuno. Perché nel primo caso si lotta per un obiettivo che potrà sempre alzarsi e aumentare, una causa sana. Nel secondo caso invece si rischia di combattere contro il mondo. E si sa che il mondo è più grande di noi e prima o poi ce la fa pagare. È un po’ la differenza che c’è fra il vivere e il sopravvivere. L’artigiano che scalpella la pietra se non pensa di stare costruendo una cattedrale ma solo di guadagnarsi il pane di giornata rischia di perdere di vista l’obiettivo più importante: fare bene ciò che ha scelto. Questo vuol dire vivere bene, il più possibile in armonia con il mondo, che è fatto anche di difficoltà, di arrabbiature, di ripicche ma non solo.
Una leggenda indiana racconta che a una fontana arrivano contemporaneamente due lupi, uno bianco incarnazione delle buone virtù, e uno nero, simbolo dei sentimenti negativi. Chi si asseta per primo? Quello che decidiamo noi.
Dare da bere a entrambi è impossibile, ma se decidiamo di assecondare il lupo bianco vuol dire che abbiamo raggiunto la pace interiore e siamo in armonia con tutte le nostre parti (positive e negative), nel secondo caso le lacerazioni quotidiane prendono il sopravvento e ci portano all’astio perenne e alla negatività anche nel successo. La vera sfida bella, sana, giusta di ognuno di noi è far vincere il lupo bianco ogni giorno.
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