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I Formatori stanno diventando i protagonisti di un MERCATO DELLE VACCHE?

ORNELLA da PERUGIA ci scrive: "Non so neppure se formulare questa domanda o se è il luogo opportuno, ma vorrei condividere uno spunto di riflessione fresco di episodi di vita vissuta. Non trovate che nel meccanismo della Formazione, il Docente si ritrovi ad essere una vittima? Se ci sono imprevisti, è il Docente che deve adeguarsi...se i discenti vogliono rimandare, è il Docente che deve adeguarsi...pena disdette all'ultimo momento di progetti per cui si è tenuta buona l'agenda e perdita improvvisa di fatturato. Possibile che nessuno ci tuteli? Noi che alla fine facciamo la differenza in aula...


POLARIS risponde: Domanda provocatoria ma legittima, per questo è corretto condividerla con altri professionisti del settore.


Nella mia risposta parto dal fondo: è vero che è il/la professionista della Formazione che fa la differenza, e chi organizza i corsi lo sa molto bene!

Potrebbe anche trattarsi di contenuti di routine o poco valorizzati nell'enorme contesto dei fondi finanziati, eppure alla fine il questionario di gradimento è un marchio di qualità se la conduzione si è svolta con professionalità o un biasimo se qualcosa è andato storto, anche se in aula si è fatto di tutto per portare a termine gli obiettivi assegnati.


Eppure spesso ci troviamo in balìa di girandole di spostamenti, annullamenti o altro e anche all'ultimo minuto e se non c'è la cosiddetta "resilienza" si perdono progetti.


Sulla carta, l'antidoto migliore sarebbe avere più clienti possibili in modo da sopperire a questi fatti.


Ma c'è un altro problema di fondo, che è proprio la mancanza di percezione reale dell'impegno che porta un formatore in aula: studio antecedente per formarsi a sua volta sui contenuti proposti, preparazione calibrata di tali contenuti in base alla tipologia di utenti e - ancora - rispetto allo specifico target che si incontra in aula. E poi tanta tanta capacità di ascolto, rispecchiamento e a volte pazienza per condividere efficacemente ciò in cui si crede.

Non c'è il percepito - secondo me - che è la Persona che fa la differenza e che alla lunga, se non c'è rispetto, il professionista si guarderà altrove per trovare contesti che sappiamo apprezzare il valore aggiunto.


Ma c'è ancora un altro aspetto, ancora più profondo secondo me, che inizia proprio da noi professionisti: riconoscere quanto valiamo e non accettare dinamiche da "mercato delle vacche".

In che modo?

Chiedendoci a quali compromessi non siamo disposti a scendere, valorizzando il tempo e, anche a costo di perdere un committente, domandarci quali le sono condizioni che ci permettono di offrire contenuti e attitudini - cioè il nostro valore aggiunto - con serenità e passione.


VOI COSA NE PENSATE?

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