Le difficoltà servono a mettere alla prova le nostre convinzioni, a capire quanto siamo motivati nel percorso che stiamo facendo e coinvolti, accettando di volta in volta i bisogni compromessi o cambi di direzione. Capita, tuttavia, che queste difficoltà siano tali e tante da farci perdere di vista il senso più profondo della nostra mission e della nostra vision.
È come quando piove e non sai dove andare perché la tempesta è talmente forte che non vedi più nulla. L'unica cosa che puoi fare è continuare ad avanzare perché se rimani fermo rischi di essere travolto. È in questi momenti che è importante avere ben chiara la direzione ovvero la vision, cioè il senso di ciò che si sta facendo.
Ma quando capita che nel mare magno delle difficoltà non si riesce più a vederne il significato e non sentirlo e non sentirsela è sbagliato? No solamente umano.
Per questo in simili frangenti se non si riesce a trovare qualcuno che ti faccia vedere le cose da una prospettiva esterna, la famosa posizione Meta, e a meno che non si riesca a vederla noi per primi, perdersi d'animo è assolutamente consentito e umano. Però bisogna uscirne, pena l'autodistruzione.
Come fare?
Il caposaldo del problem solving è che ogni singolo cammino comincia con un primo, piccolo passo, ovvero si parte da una prima piccola decisione, prima di affrontare gli altri singoli problemi spacchettandoli un po' alla volta. L’esperienza insegna che la prima cosa da fare è, oltre a un bel sospiro, tirare un bel v********* e poi ricordarsi chi si è, quali sono le nostre buone qualità, pensare più ai nostri successi che ai nostri fallimenti.
Per questo è importante accumulare punti di autostima e messaggi positivi (quando arrivano) e poi ricominciare a essere se stessi, anche perché se aspettiamo che siano gli altri a dircelo stiamo freschi.
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