Conosciamo tutti questa domanda familiare che viene posta quasi sempre a tutti i bambini e anche a noi molti anni fa.
Io preferisco un’altra domanda che è sconosciuta, non mi è stata mai posta e posso dire che non l’ho mai sentita pronunciare da nessuno verso nessun bambino:
Da grande chi vuoi essere? Che persona vuoi diventare da grande?
Forse è qui, forse è anche qui, parte della radice di non conoscersi da adulti. Arriviamo ad una certa età con tante convinzioni che nei momenti di crisi e difficoltà crollano e ci lasciano sbalorditi a vederci e guardarci come degli estranei. Perché di fronte a determinate situazioni agiamo in una maniera, prendiamo delle decisioni che non avremmo mai immaginato.
Poi un bel giorno ci guardiamo allo specchio, guardiamo la vita creata intorno a noi e ci
domandiamo: Ma perché mi trovo qui? Ma io sono veramente felice?
Guardiamo il percorso della vita, dall’infanzia fino alla scuola e poi l’università (per chi l’ha fatta) e poi la carriera: dove è che abbiamo trovato modo e tempo di conoscerci, guardarci dentro per capire chi siamo e chi vogliamo essere/diventare?
Sono convinta che questo sia il punto iniziale del percorso di orientamento professionale.
Bellissimo Shirin il tuo articolo, mi rimanda a un paragone che spesso utilizzo per definire l'Orientamento che è come un vaso di Pandora! Dalla domanda su: "Cosa voglio fare da grande?" si arriva a: "Chi sono e chi voglio essere?". Perchè l'Orientamento è anche questo: un'opportunità per scoprirsi e per chiedersi poi in che modo esprimere se stessi!