Chi sceglie di intraprendere un percorso di orientamento solitamente lo fa perché è giunto a un punto della sua vita, professionale e in parte anche umana, che necessita di un momento di riflessione approfondita, e sa che da solo difficilmente otterrà le risposte che vorrebbe. A volte non sa neanche quali sono queste risposte perché è un po’ come quell’inventore che pensa di aver scoperto la pietra filosofale ma non sa che
dimensioni abbia né come usarla: l’unica certezza è di avere per le mani qualcosa di straordinario ma poi...?
Lo stesso dicasi per chi si rivolge agli orientatori di professione e chi lo fa, spesso e volentieri risponde allo stesso identikit, indipendentemente dall’età: vuole cambiare la sua vita ma non sa come. Per questo si mette in cerca...di risposte. Che però sono tanto più efficaci quanto sono giuste le domande che si pone o che gli vengono suggerite da chi lo accompagna: l’orientatore per l’appunto.
In questa fase è bene partire da un presupposto fondamentale: chi comincia quest’avventura lo fa affidandosi a qualcuno/a che lo accoglie e lo accetta. Una parola che, personalmente, amo molto perché nel tempo ho imparato a viverla in tutti i suoi significati doppi e anche più nascosti. Cosa vuol dire ciò ?
Partiamo dai significati nascosti: l’accettazione di un parere prevede infatti la fiducia nell’interlocutore che deve essere reciproca e nasce dal rispetto che è fondamentale per poter ottenere il migliore dei risultati. Senza la consapevolezza della fiducia e del rispetto reciproco non si va da nessuna parte perché se l’orientato non accetta le constatazioni dell’orientatore come osservazioni disinteressate perde tempo e lo fa perdere a chi, per esperienza, sa riconoscere quasi immediatamente chi ha di fronte e soprattutto sa
cogliere segnali di fiducia e/o perplessità. Dopodichè l’orientatore ascolta e fa fare esercizi che permettono di trovare la giusta strada ma, nota bene, le sue parole non sono il Verbo né hanno il dogma dell’infallibilità più assoluta. Proprio per questo sta all’orientato accettare cioè rimuovere i consigli superflui da quelli giusti. Ecco perché si parla di accetta come verbo inteso come sinonimo di accogliere, ma anche di rimuovere (il superfluo). Fondamentale però è anche la consapevolezza che la fiducia e il rispetto devono essere reciproci. Le risposte giuste sono già dentro di noi, l’orientatore solo aiuta a tirarle fuori insegnando a usare il giusto strumento: l’accetta per l’appunto.
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