top of page

Crescita professionale nell'azienda

Immagine del redattore: Shirin AbbasiasbaghShirin Abbasiasbagh

Quando si tratta di fare una scelta per coprire ruoli di punta e di comando, figure rilevanti in azienda, spunta spesso il vecchio dilemma: “assumere la persona qualificata esterna oppure ricorrere alla promozione di un dipendente per offrire l’opportunità all’interno dell’azienda?”


Non esiste una risposta immediata e facile a questa domanda e ogni situazione va studiata e valutata a sé. Ogni azienda ha la propria storia, le proprie esigenze, la sua gestione e la sua gerarchia fatta su misura e consolidata negli anni. In base a tutto ciò quindi, considerando il percorso passato che ha portato l’azienda al presente, ma anche e soprattutto in base a come si desidera proiettarsi verso il futuro, il quesito va affrontato.


Punto primo su cui focalizzarsi e domandarsi: l’Azienda è riuscita veramente a coltivare talenti? A far crescere persone competenti e motivate?


Il passo successivo è verificare se “in vece” queste persone competenti l’azienda è riuscita o no a coltivare altre persone qualificate e di talento in grado di sostituirle, onde evitare che la promozione di una persona qualificata metta a repentaglio il funzionamento e l’efficienza dei processi e generi delle conseguenze gravi, causate dalla lacuna lasciata da chi è avviato verso una crescita verticale.


Ultimo punto, ma forse quello più critico: bisogna riflettere accuratamente su cosa vuole l’azienda per il suo futuro e quindi per quel futuro che tipo di figura sta cercando: si è in ricerca di un Boss oppure di un Leader?


Questa domanda spinosa mette in evidenza un fatto scomodo che spesso rimane nascosto, oppure non si vuole tenere in considerazione: siamo sicuri che un Tecnico di prima classe, un Talento senza pari, è anche un Leader? È garantito che un tecnico dotato, possieda anche le doti intangibili indispensabili per il nuovo ruolo? Questo Talento rappresenta anche i valori e la cultura che Azienda intende promuovere?


Quando un’azienda promuove un collaboratore, non premia solo lavoro e percorso fatto da lui/lei, non si tratta solo di una premiazione e un riconoscimento delle sue qualifiche, ma si tratta soprattutto di dare un esempio agli altri su quale è il modello accettato e ammirato dall’azienda. Ogni promozione, è la dimostrazione e l’annuncio dei valori che l’azienda intende premiare e diffondere.


In più, se questa eccellenza tecnica non possiede anche le caratteristiche di un leader, l’azienda avrà uno pseudo leader che si troverà in una posizione di comando con tante competenze tecniche e poche o nessuna competenza nella guida, dove la distinzione tra questa persona e i suoi riporti rimangono solo sul livello di competenze tecniche. Questo bravo tecnico, con buona probabilità colpito da sindrome dell’impostore, si “difenderà” applicando l’unica arma a disposizione, impedendo cioè la crescita di altre persone, portando l’azienda ad un impoverimento graduale di competenze.


Un vero leader, un leader dotato e generoso agisce esattamente al contrario divenendo interessato a far crescere i propri collaboratori, un vero leader si pone come obiettivo la crescita e coltivazione dei talenti perché non vede i suoi collaboratori come minaccia per la propria posizione.


Un esempio che riporto spesso per spiegare più velocemente è il seguente, un racconto e un fatto storico dove ci ricordiamo dell’esercito del colonello Gheddafi, un esercito in cui nessuno ha mai potuto crescere e andare oltre livello del “CAPO”. In quell’esercito nessuno ha mai potuto qualificarsi generale o maresciallo perché si trattava di un “CAPO” limitato ad un certo livello di conoscenza e capacità. Un “CAPO” limitato che poneva un tetto di cristallo impedendole ogni forma di crescita alle persone per poterle comandare senza rischiare la posizione.


Chiediamo cosa sia meglio per un “esercito” di talenti!

82 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentarios


bottom of page